Konstantin Chaykin Quartime: le quattro ore4 min read

Il Konstantin Chaykin Quartime sembra, a un primo sguardo, un orologio classico: cassa rotonda in oro rosa da 40 millimetri, anse saldate, quadrante argentato inciso a guilloché e vetro zaffiro lievemente bombato. Poi lo si osserva davvero, e ci si rende conto che nulla corrisponde alle consuetudini. Sul quadrante non compaiono dodici indici fissi; ce ne sono soltanto sei, disposti in piccole finestre contornate d’oro che mutano quattro volte al giorno. Una minuscola apertura alle sei indica la parte del giorno in corso: morning, day, evening oppure night. È il momento in cui si intuisce l’idea visionaria di Konstantin Chaykin: un sistema di “ore russe” che abbandona la divisione a.m./p.m. per seguire il ritmo naturale del mattino, del pomeriggio, del crepuscolo e delle ore notturne. Quando l’ora segna la soglia di un nuovo quadrante di vita, gli indici cambiano d’un colpo, la finestrella ruota e il tempo riparte sotto una luce diversa.

Foto by konstantinchaykin.com

Al centro, l’unica lancetta delle ore compie il giro completo in sei ore, mentre quella dei minuti mantiene la velocità consueta. Il risultato somiglia a un ibrido di analogico e digitale: il fascino del movimento continuo si unisce alla precisione di una scala che scatta come un display a cifre saltanti, ma lo fa in silenzio, senza strappi, grazie a un programma di ruote e leve progettato ad hoc. Tutto nasce dal calibro K.01‑3, sviluppato e costruito in house. Il movimento, visibile attraverso il fondello in vetro, adotta un grande tre‑quarti decorato a Côtes de Genève, impreziosito da quattro chaton d’oro e da una minuscola placca con il logo della Manifattura. Spicca il regolatore “Pac‑Man”, una vite di regolazione che Chaykin ha inventato all’inizio della sua carriera e che permette una messa a punto millimetrica dell’oscillatore. Il bilanciere oscilla a 21 600 alternanze l’ora, la carica manuale garantisce circa quarantacinque ore di autonomia e, soprattutto, alimenta l’energia necessaria al salto simultaneo di indici e disco giorno/notte, un evento che avviene quattro volte per ogni ciclo di ventiquattro ore.

Foto by konstantinchaykin.com

La percezione del tempo cambia radicalmente: tra le due e le tre del mattino la lancetta scorre in un paesaggio di cifre comprese fra 12 e 5 illuminate dallo stesso lume della luna, ma appena le lancette raggiungono le sei, la scala ruota e rivela le ore 6‑11, segnando l’inizio del mattino. Verso mezzogiorno riappaiono 12‑5, immerse nella luce del giorno; alla sera tornano 6‑11, avvolte dal calore di un tramonto. È un modo di vivere l’orologio che riporta alla memoria le meridiane contadine russe, dove le ore venivano nominate secondo le fasi del cielo anziché con numeri rigidi. Chaykin reinterpreta quella tradizione e la traduce in meccanica fine: 482 componenti, 28 rubini, un diametro di 31 millimetri per un’altezza di 6,2, un assemblaggio che segue i canoni dell’alta orologeria — smussi lucidati, perlage, lucidature a specchio, angoli interni tirati con la pietra d’ardesia.

Indossarlo significa accettare una piccola rivoluzione: guardare l’ora e capire a colpo d’occhio quale frammento di giornata si sta vivendo, perché il quadrante non permette distrazioni. In mattinata il sei appare in una finestrella contornata d’oro; dopo un salto sincronizzato il mezzodì scivola nella stessa apertura, ma sotto la didascalia day. È un invito implicito a vivere in sintonia con la luce, a percepire il giorno non come una linea continua ma come quattro atti di un’unica sinfonia.

Foto by konstantinchaykin.com

Chi ammira la produzione di Konstantin Chaykin conosce già la sua inclinazione a raccontare storie con lancette e complicazioni — dal Joker al Time Eater. Il Quartime è forse il più poetico dei suoi racconti, perché parla un linguaggio universale: quello del passaggio lento dall’alba alla notte, scandito da un congegno che non smette di sorprendere anche dopo il millesimo sguardo.

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