De Bethune DB28xs Yellow Tones: un bagliore che rompe gli schemi4 min read

Nel mondo dell’orologeria, ci sono pezzi che semplicemente “fanno bene” e ci sono pezzi che ti strappano fuori dalla zona comfort — che non solo misurano il tempo, ma lo sfidano a viso aperto. Il nuovo DB28xs Yellow Tones di De Bethune è uno di questi. Quando lo guardi, capisci che non è progettato per mimetizzarsi tra tanti; vuole essere visto, vissuto, vissuto anche sul polso come un momento.

La manifattura De Bethune, guidata dal maestro orologiaio Denis Flageollet, ha fatto della sperimentazione cromatica, della metallurgia avanzata e dell’estetica futurista la sua firma. Questa nuova versione fa brillare questa firma più che mai: la cassa in titanio grado 5 è stata sottoposta a un processo di ossidazione termica proprietario per ottenere una tonalità giallo-fiammante, dalle sfumature ambra, fawn, sole, fuoco. Ed è proprio qui che la quantità di ricerca dietro diventa evidente: ogni componente, a seconda del metallo, della forma, della massa, è stata trattata individualmente dagli artigiani di L’Auberson per assicurare uniformità e profondità cromatica.

Le dimensioni: la nuova versione “xs” riduce il diametro a circa 39 mm, un cambio importante rispetto alle versioni più generose del DB28 standard. Questo passo è significativo: non si trattava solo di sprintare un colore nuovo, ma di ricalibrare proporzioni, ergonomia, comfort, pur mantenendo l’architettura tecnica che ha fatto la reputazione della collezione. Le anse flottanti brevettate, la struttura compatta, la leggerezza – eppure presenza – sono parte integrante del pacchetto.

Ma non è solo estetica. Al suo interno batte il calibro in-house DB2115V14, a carica manuale, con riserva di carica di 6 giorni (grazie a twin barrel auto-regolanti) e una serie di innovazioni che De Bethune ha portato avanti negli anni: bilanciere in titanio con inserti in oro bianco, spirale piatta terminal curve, ruota di scappamento in silicio. Ed è visibile quasi nella sua interezza grazie alla trasparenza dell’architettura del quadrante e ai ponti finemente rifiniti, specchio dello spirito “movimento-scultura” che la marca incarna.

Quando lo indossi senti la sottigliezza del profilo — grazie al titanio trattato — e la luminosità del giallo che cambia in angoli diversi, che brilla, che attrae lo sguardo. È un effetto che pochi segnatempo riescono a suscitare, e che in questo caso si accompagna a una finitura di altissimo livello: specchiature, micro-incisioni, smussi a mano, ogni ponte rifinito come se fosse una piccola scultura.

Eppure — come ogni orologio che osa — ci sono punti da riflettere. La colorazione gialla ti porta in un territorio estetico forte: non è il tono neutro che tutti accettano, e per chi ama la sobrietà potrebbe risultare “troppo”. Inoltre, la tonalità ottenuta con ossidazione termica presenta una vulnerabilità intrinseca: secondo alcune fonti, lo strato ossidato è più soggetto a graffi rispetto a colori più scuri su titanio ossidato. E come sempre quando un marchio riduce la dimensione, ci può essere un compromesso sulle proporzioni o sulla sensazione visiva per chi era abituato a un formato più grande della collezione. Nulla di drammatico, ma elementi da considerare.

Inoltre, sebbene 39 mm sia molto più indossabile che 42 o più, il prezzo – esclusivo, chiaramente – può diventare un filtro forte: non un pezzo per ogni polso, ma per chi desidera qualcosa che unisca tecnica, estetica e personalità. Infine, la leggibilità: in un quadrante così ricco — con finiture specchianti, tanti livelli, riflessi — la rilettura dell’ora può richiedere un attimo di attenzione in più rispetto a un design più minimalista.

In conclusione, il De Bethune DB28xs Yellow Tones è più di un semplice orologio: è una dichiarazione. È la fusione tra metallurgia sperimentale, finitura pura e design avventuroso. È un orologio da polso, sì, ma anche da guardare come una miniatura di scultura cinetica. Per chi ama la meraviglia, per chi vuole qualcosa che non passi inosservato, per chi è disposto a portare al polso un pezzo che non chiede solo “che ore siano” ma “cosa sto osservando”.
E se domani lo troveremo al polso di qualcuno che ci sussurra “non l’ho scelto, mi ha scelto lui”, sapremo che il meccanismo ha funzionato.

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