Se non hai messo piede ad After Time 2025 by Milano Watch Week, lascia che ti porti con me dentro quei locali con archi in pietra, luci calde, tavoli ravvicinati e orologi che si offrono senza barriere. Immagina un’entrata sottile, corridoi non sterminati ma stanze contenute, pilastri che incorniciano ogni stand come fossero quadri, e un’aria che profuma di olio, metallo e passione.

Non era un festival da espositori altisonanti che urlano chi sono: era un salotto orologiero dove puoi fermarti, prendere un bicchiere, chiedere a chi sta dietro il bancone “ma davvero lo avete costruito da zero?” e ottenere una risposta guardandoti negli occhi. E in quel contesto intimo è accaduto qualcosa che poche fiere riescono a offrire: un contrasto forte tra la quiete storica degli archi e l’eccitazione rumorosa dei sogni meccanici.

Le anteprime dell’evento parlavano già chiaro: micro brand come Arsène Lippens, Atelier Wen, Beda’a, Furlan Marri, Maghnam, Serica e SpaceOne; brand più noti come Frederique Constant, Louis Erard, M.A.D., Nivada Grenchen, Oris, Seiko, Squale, Venezianico e Wyler Wetta. Il mix era coinvolgente: non dominava un grande marchio, ciascuno aveva il suo spazio, la sua luce, il suo approccio.

Ma al di là dei nomi, ci sono stati cinque segnatempo che, uno dopo l’altro, ci hanno strappato uno sguardo, un sorriso, un pensiero. Ed eccoli, in ordine alfabetico — con la gratitudine “da spettatori innamorati”.
Favre Leuba – Deep Raiden (tutte le varianti)
Il Deep Raiden stava lì, con l’imponenza controllata di chi sa di meritare attenzione. Le varianti — blu, contrastate — riflettevano la luce con quelle sfumature che cambiano quando ti muovi: sembra che voglia sfidare l’acqua con un design che non teme di pensare. Un diver che non si accontenta di essere “uno di tanti”.

Furlan Marri – Disco Onyx
Il Disco Onyx è l’eleganza del nero assoluto raccontata con misura. Nero intenso, texture sottili, inserti minimali: quando l’hai davanti, capisci che non serve sovraccaricare per essere memorabile. È il tipo di orologio che nasconde profondità sotto la semplicità e ti invita a scoprirla piano.

Frederique Constant – Moneta Moonphase
Già ne abbiamo parlato, e vederlo dal vivo al fianco dei micro brand è stata una conferma: quel bordo “moneta” non è una decorazione inutile, ma un dettaglio che rompe senza strafare. La fase lunare, elegante e non invadente, aggiunge poesia al quadrante. In quel contesto, sembrava un classico che non teme i confronti.

Maghnam – Mohareb
Mohareb è la rivelazione indie che diventa promessa concreta. Linee coraggiose, finiture curate, carattere definito: sembrava un segreto ben custodito in mezzo a stand più noti. Se lo avessi perso in un angolo buio, mi sarebbe dispiaciuto. Ma era lì, audace e fiero.

Serica – Parade
Il Parade di Serica è un dress watch con anima da racconto. A distanza sembrava un “orologio serio”, ma avvicinandosi scoprivi dettagli, finiture, scelta proporzionata che dice: “non sono solo bello, ho stile”. È uno di quei pezzi che ti fa pensare a quanto la coerenza valga più dei clamori.

Ora, immagina te che cammini lì dentro, fermandoti sotto un arco, guardando il soffitto, interrogando la luce su una lancetta, chiedendoti chi ha pensato quel dettaglio. Hai visto quei numeri minuscoli, quel blu che diventa quasi nero, quel contrasto fra metallo opaco e parti lucide, quel piccolo logo che “non dovevo esserci” ma c’era. È stato il luogo dove un micro brand ha parlato la stessa lingua del grande marchio: quella del gesto, del dettaglio, del silenzio che segue uno sguardo.

Ecco l’invito che ti lascio: la prossima volta vieni con scarpe comode, taccuino, sensi accesi. Lascia che l’aria degli archi in pietra ti faccia da guida e che i segnatempi ti parlino più forte di ogni slogan. Se l’orologeria è promesse, sogni e ingegno, lì dentro li ho visti insieme.


















