Dark & Grey Side of the Moon: la luna che non sei solo tu a guardare5 min read

C’è qualcosa di personale quando scegli il tuo primo orologio “importante”. È il momento in cui ciò che polsi smette di essere solo un accessorio e diventa una dichiarazione: chi sei, cosa ami, cosa vuoi vedere ogni volta che guardi il tempo. Per me, quel passo è stato con il Moonwatch classico con vetro Hesalite. Quelle curve del quadrante, quel ticchettio, quell’illuminazione lieve al buio… un amore che resta.

Quando Omega ha annunciato le nuove versioni del Dark Side of the Moon e del Grey Side of the Moon, il mio cuore ha iniziato a battere un po’ più forte. Non è nostalgia: è riconoscere che non è facile rinnovarsi restando fedele a ciò che rende uno Speedmaster qualcosa di più di un cronografo. Vuoi che emozioni e leggibilità, che storia e modernità, convivano.

Le nuove versioni sono un’evoluzione che respira. Il Dark Side rimane fedele al nero ceramico, alla silhouette audace che già conosciamo: la cassa di 44,25 mm, la lunetta tachimetrica, i pulsanti in ceramica, ma in una veste aggiornata. I bordi sono più smussati, la cassa è leggermente ridotta nello spessore rispetto alle versioni precedenti, le proporzioni più curate: Omega ha fatto un passo per rendere meno “pesante” quello che già pesa nella leggenda. I movimenti adottano le nuove certificazioni Master Chronometer, la corona e il quadrante segnano contorni più raffinati, dettagli che non gridano ma sussurrano.

Poi c’è il Grey Side of the Moon, che è forse la versione che più mi ha piacevolmente sorpreso. Non solo perché “grigia” suona meno epico dell’oscuro, ma perché ha trovato un equilibrio che la rende meno armatura e più pelle addosso. Il quadrante “scheletrato” con texture lunare laser-ablata, la superficie che richiama il lato della Luna visibile in foto dallo spazio, il contrasto dei dettagli luminescenti: è un orologio che invita non solo a osservarlo, ma a contemplarlo. Quando fai ruotare il polso sotto una luce diffusa, vedi la materia del quadrante cambiare tono, riflettere. E quella sensazione di profondità… beh, è roba che ti rapisce.

Ma come ogni amore, non è perfetto. Il profilo della cassa, anche se migliorato, resta importante. Se hai polso medio o piccolo, nel Grey Side o nel Dark Side nuovo, puoi sentirlo: non è da nascosto sotto il polsino, è spesso un oggetto che stay visible. Per qualcuno la cosa è parte del fascino; per altri è un limite. E poi la leggibilità: il nero profondo del Dark Side è magnifco nelle situazioni giuste, ma quando la luce è forte o inclinata, i dettagli quasi si nascondono. Non è un difetto, ma un compromesso che accetti solo se il design ha già catturato il tuo sguardo.

Una delle cose che saldo con rispetto è la resistenza all’usura. La ceramica grigia, il trattamento della lunetta, i materiali moderni — Omega non ha voluto solo cambiare facciata, ma aggiornare anche la sostanza. I nuovi movimenti sono più performanti, robusti, certificati – non solo esterni, ma interni miglioramenti. È la testimonianza che rinnovare non significa tradire il passato, ma renderlo più vivo.

Alla fine, guardando queste nuove versioni, mi ricordo di quella sera in cui ho indossato per la prima volta il mio Moonwatch. Come se ogni nuova referenza fosse un capitolo di una storia che continua, una storia che unisce chi ha iniziato con l’ Hesalite, fino a chi voleva qualcosa visibile nel buio e chi vuole texture, ombre, modernità.

Se mi chiedi se sceglierei subito uno dei nuovi Dark o Grey Side of the Moon, la risposta è sì — ma con la consapevolezza che il mio primo amore resta nella forma più pura, quella che ha acceso la scintilla. Però queste nuove versioni fanno scintille proprie. Non sono solo alternative: sono evoluzioni che trattano la leggenda con rispetto, ma anche con desiderio di cambiare.

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