Quando una Ferrari Daytona SP3 “599+1” vola verso l’incasso record di 26 milioni di dollari, non è solo un’auto: è un manifesto di desiderio puro, di stile che sovrappassa i confini del tempo. E se un orologio potesse catturare quella stessa energia—la corsa elettrica delle linee, la follia della meccanica, il valore che diventa folgorazione? Il segnatempo perfetto, in questo dialogo hogride tra metallo e meccanica, esiste: è il Czapek Antarctique Rattrapante.
Non è un cronografo qualunque. È il primo monopulsante rattrapante a mostrare il suo cuore meccanico senza veli, come un motore che si concede allo sguardo. Con una cassa in acciaio da 42,5 mm e un quadrante completamente open-worked, il movimento SXH6 collaborativo con Chronode mette in scena leve, ruote a colonna, una frizione orizzontale e il “tripod bridge” che quasi danza al centro del segnatempo.
Ci sono dettagli che raccontano una scelta: le lancette a spada azzurrate che sfidano lo spazio, la lancetta rattrapante in rosso che sorprende al primo sguardo, il bracciale integrato con link a “C” stilizzata che sacrifica ogni formalità per una fluidità tattile. È un design che crea simmetria, presenza, eppure richiama la perfezione estetica di una carrozzeria dalla silhouette scolpita.
Il paragone con la Daytona SP3 non è esagerato: da una parte l’auto imprime il suo Dna nelle curve in fibra di carbonio, nel cuore V12, nel gesto di eleganza post-remunerazione filantropica; dall’altra, l’orologio rende omaggio alla passione tecnica, alla trasparenza meccanica e alla rarità ambita. Entrambi parlano il linguaggio dei pochi, dei visionari, degli occhi che sanno guardare oltre il valore apparente e diventare parte di un racconto senza tempo.
In poche parole, la Daytona SP3 è il brivido della velocità e della filantropia; il Czapek Antarctique Rattrapante è il battito meccanico raffinato che scandisce l’istante con poesia. Insieme, diventano un capitolo ideale di Hororide: quando la pura eccellenza su strada trova riscontro con la verità silenziosa del tempo.
