Vacheron Constantin “Tribute to the Quest of Time”: quando la passione misura il cielo5 min read

A volte, un orologio non basta. Serve qualcosa che ispiri meraviglia, che faccia vibrare la memoria dell’umanità con ogni ingranaggio, con ogni figura che si muove, con ogni luce che sfiora lo smalto o il metallo. È quello che ha fatto Vacheron Constantin nel suo anno del 270mo anniversario, presentando insieme La Quête du Temps, l’orologio-automaton monumentale da museo, e il suo alter ego da polso: il Métiers d’Art “Tribute to the Quest of Time”. Vent’anni di pezzi limitati che condensano nei loro gemelli minuti lo stesso spirito che anima il grande orologio: la tensione verso il tempo, la sua rappresentazione, la sua bellezza.

Foto by vacheron-constantin.com

Questo segnatempo è nato da un’ispirazione che viene da un oggetto che supera il passeggiare dei secondi: La Quête du Temps è un capolavoro di automazione, astronomia, arte decorativa, architettura, suonato e animato. E il “Tribute” lo traduce sul polso, piccolo monumento vivente, poesia tecnica portatile.

Un calibro nuovo, un corpo d’oro bianco

Vacheron Constantin ha realizzato il Tribute to the Quest of Time con il nuovo calibro 3670, un movimento a carica manuale che raccoglie tre anni di studio. Questo calibro è fatto di 512 componenti, sottoposto a quattro domande di brevetto, e custodito in una cassa da 18 carati in oro bianco. Misura 43 mm di diametro e neanche 14 mm di spessore (13,58 mm), dimensioni che nel contesto di work di alta orologeria diventano un compromesso perfetto tra presenza scenica e portabilità.

La resistenza all’acqua è modesta, 30 metri, come ci si può aspettare da un orologio che mette l’arte e la visibilità davanti al tool-watching. Le superfici sono curate con vetri zaffiro frontale e posteriore, che permettono di vedere le decorazioni e la parte meccanica con chiarezza, ma anche con riverberi controllati.

Foto by vacheron-constantin.com

Il volto e il verso: teatralità e visione celeste

Sul quadrante si staglia una figura umana tridimensionale in titanio, con trattamento PVD dorato, finitura sabbiata e patinata a mano. Quel “homme-astra” non è decorazione ma parte del racconto: le sue braccia fungono da lancette retrograde doppie, ore a sinistra, minuti a destra, ognuna su archi clinici in oro con finitura opalina. C’è un modo continuo in cui gli archi seguono il fluire del tempo, e un modo “standby” in cui la figura resta immobile, le braccia riposte, finché non si preme un pulsante alle ore 10 per “risvegliarle” e riattivare la lettura dell’ora. È come se il tempo diventasse spettacolo solo su invocazione — un gesto sottile che ricorda antichi orologi “Bras en l’Air”, dove anche il silenzio è parte del disegno.

Sopra, il cielo: un quadrante doppio in zaffiro blu fumé che contiene, nella parte inferiore del vetro, le costellazioni visibili dal cielo di Ginevra il giorno in cui Vacheron Constantin fu fondata — il 17 settembre 1755. È dettaglio che non serve solo come decorazione, ma come legame con la storia. Sul retro, il quadrante «inverso» mostra una mappa del cielo con le stelle che scorrono in tempo siderale, la fase di luna in 3D con indicazione dell’età della luna, e il tutto è certificato con Poinçon de Genève: finish eleganti, decorazioni, guilloché, smalti nelle parti decorative, tutto eseguito come se ogni millimetro fosse sacro.

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Emozione, ragione e unicità

Indossarlo è sentirsi parte di un racconto antico e allo stesso tempo futurista. La figura che diventa lancette, il cielo che porta la data della fondazione, il doppio retrogrado, la fase di luna che emerge in rilievo: ogni dettaglio conferisce un senso di meraviglia persistente. Non è un orologio che punta solo alla praticità, ma all’esperienza estetica, a far fermare lo sguardo, anche quando sei di fretta.

Limitato a soli venti pezzi, è destinato a chi ama l’orologeria non solo per il meccanismo, ma per le storie che può raccontare, per la capacità di evocare silenzi, universi, stel­le e stupore. Anche il prezzo è su richiesta, perché non si compra solo ciò che è visibile, ma ciò che lo precede: ricerca, arte, coraggio creativo.

Foto by vacheron-constantin.com

Perché questo “Tribute” farà parlare per anni

Perché contiene dentro di sé l’idea che l’orologeria non sia solo misurazione, ma configurazione di bellezza. Perché in un momento in cui molti parlano solo di movimenti ripetuti, materiali nuovi e marketing aggressivo, Vacheron Constantin ricorda che c’è una parte del segnatempo che deve rimanere poesia: l’armonia, il gesto artistico, l’automazione che non serve a stupire solo per tecnologia, ma per significato.

È un modello che traccia una linea precisa tra ciò che l’orologio è e ciò che il tempo può essere: luce, movimento, ricordo, futuro. E in quel metallo luminoso, in quelle complicazioni che dialogano col cielo, si percepisce che la Maison guarda avanti ma lo fa tenendo stretta la mano dei suoi maestri del passato.

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