Pellicole sui nuovi e Vintage dilaniati: la grande ipocrisia dell’orologeria moderna3 min read

Nel 2025 siamo arrivati al paradosso.
Da un lato orde di appassionati — autoproclamatisi “custodi del tempo” — corrono su eBay, Amazon e su marketplace vari per acquistare pellicole protettive ultrasottili, invisibili, antiriflesso, anti-graffio, anti-vita. Il loro obiettivo? Proteggere il nuovo orologio da qualsiasi microscopica abrasione, come se anche un singolo segno fosse in grado di far crollare il valore di mercato, la reputazione personale e, chissà, l’autostima.

E dall’altro? Gli stessi personaggi, con portafogli a fisarmonica, fanno a gomitate nelle aste per accaparrarsi un Rolex Submariner 6538A con cassa graffiata da anni di immersioni, oppure un Omega Speedmaster CK2915 che ha visto più sabbia lunare finta (nei set fotografici) che braccialetti in microfibra. Orologi vissuti, segnati, con quadranti che raccontano storie di chi li ha portati ovunque — in moto, al mare, magari persino mentre martellava una trave arrugginita.

E qui sorge la domanda: perché il vissuto è poesia solo quando appartiene a qualcun altro?
Se un graffio è “patina” quando l’ha fatto un marinaio nel ’62, perché diventa “danno irreparabile” quando lo fa il proprietario nel 2025 mentre apre una lattina?

La verità è che viviamo nell’era del “bello impacchettato”.
Orologi comprati per restare in teche di vetro o, peggio, in cassette di sicurezza foderate di velluto, coccolati con panni in microfibra da 50 euro e lucidati con paste che promettono di cancellare anche i peccati originali della manifattura. Ma guai a indossarli al mare, in montagna, o — orrore! — in un’officina.

Il paradosso è evidente: chi oggi spende cifre folli per un Daytona “Full Set” nuovo di pacca è lo stesso che adorerebbe un pezzo vintage devastato dagli anni e dall’uso, perché lì il graffio fa storia (e noi non siamo contro, campiamoci). Ma quando si tratta di scrivere la propria storia sull’acciaio, improvvisamente la paura vince sulla passione.

Un orologio è nato per essere vissuto. Per battere il tempo insieme a chi lo porta, non per restare ibernato dietro un velo di plastica. Ogni graffio è una riga in un diario di viaggio.
E allora la provocazione finale è questa:
volete davvero un orologio immacolato per sempre? Compratevi una foto. Costa meno e non si graffia mai.

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